viernes, 5 de septiembre de 2008

Il Passato Remoto/Grammatica

Il passato remoto è una forma verbale del modo indicativo. Normalmente, il passato remoto viene usato per indicare avvenimenti considerati come compiuti in un passato considerato psicologicamente come lontano e povero di rapporti espliciti con il presente (inteso come il momento dell'enunciazione), il che lo distingue dal passato prossimo.
Coniugazione del passato remoto
Questa forma verbale si coniuga sostituendo le desinenze dell'infinito (-are, -ere, -ire) con quelle previste nel sistema verbale italiano per il presente nelle tre coniugazioni:
1. cantai, cantasti, cantò, cantammo, cantaste, cantarono;
2. potei, potesti, poté, potemmo, poteste, poterono;
3. dormii, dormisti, dormì, dormimmo, dormiste, dormirono.
I verbi della prima e della terza coniugazione (-are e -ire) sono in genere regolari.
I verbi della seconda coniugazione (-ere) sono in genere irregolari, o possono avere, in aggiunta, una coniugazione alternativa che li avvicina ai verbi irregolari: ricevetti, ricevesti, ricevette, ricevemmo, riceveste, ricevettero.
Se un verbo è irregolare, la sua coniugazione completa sarà un alternarsi di forme irregolari e regolari a seconda della persona. Sono regolari la seconda persona (singolare e plurale) e la prima persona plurale, mentre sono irregolari le altre (es.: avere: ebbi, avesti, ebbe, avemmo, aveste, ebbero). Diversi verbi irregolari possono essere classificati in gruppi a seconda della terminazione della radice. Si tratta di fenomeni relativamente semplici cui si può ricondurre un discreto numero di forme. Il discorso vale soprattutto per le forme irregolari che terminano, alla prima persona, in --si (piansi, risi e simili).
· Ad esempio, per i verbi che terminano in -cere (vincere) si ha: vinsi, vincesti, vinse, vincemmo, vinceste, vinsero. Similmente, per i verbi in -gere, come piangere avremo: piansi, piangesti, pianse, piangemmo, piangeste, piansero; i verbi in -ggere (reggere) si coniugano così: ressi , reggesti, resse, reggemmo, reggeste, ressero.
· I verbi che terminano in -dere daranno risi, ridesti, rise, ridemmo, rideste, risero; per i verbi che terminano in -ndere si ha normalmente: spesi, spendesti, spese, spendemmo, spendeste, spesero.
· Per il verbo spegnere e gli altri che terminano in -gnere le forme sono: spensi, spegnesti, spense, spegnemmo, spegneste, spensero; analogamente, per i verbi in -gliere si ha: scelsi, scegliesti, scelse, scegliemmo, sceglieste, scelsero.
· Esistono comunque dei meccanismi devianti che complicano notevolemente l'apprendimento di questa forma verbale; basti pensare al verbo perdere, per il quale sono possibili le forme persi, ma anche perdetti e perdei; il verbo credere è regolare; il verbo succedere è regolare o irregolare a seconda del suo significato, eccetera.
Tra gli altri fenomeni, uno dei più vistosi è quello del raddoppiamento della consonante finale della radice: volli, caddi, bevvi, tenni, ruppi, seppi, eccetera.
Il verbo essere è caratterizzato da un meccanismo proprio: fui, fosti, fu, fummo, foste, furono.
Si ricorda, per gli altri casi, l'uso dei coniugatori automatici.
Cenni storici
Il passato remoto corrisponde alle varie forme di perfectum semplice che le lingue romanze hanno ereditato dal latino. Dato che in latino classico la forma concorrente, ossia il passato prossimo, non esisteva ancora, era un tempo di largo uso.
Tra i mutamenti fonologici che hanno caratterizzato il passaggio dal perfectum latino alla forma del passato remoto italiano, si ricordano i seguenti:
La forma latina cantavi alla prima persona ha subito la caduta della -v- intervocalica, un fenomeno abbastanza diffuso: il risultato è stato cantai. Vale un discorso analogo per le altre persone (per esempio da cantavisti è risultato cantasti).
La terza persona cantò deriva da cantaut ed è un assimilazione tra le due vocali della desinenza (Bruni). Anche la caduta della consonante finale -t è un fenomeno normalissimo per gli sviluppi dell'italiano.
La tendenza del passato remoto ad essere usato meno durante il passare dei secoli è un fenomeno controverso. A questo proposito si ricorda soltanto il fatto che ancora nel Medioevo, il passato remoto conosceva degli usi che risulterebbero inaccettabili nella grammatica dell'italiano moderno:
« Una montagna v'è che già fu lieta
d'acqua e di fronde, che si chiamò Ida;
or è diserta come cosa vieta. »
(Dante, Inferno, Canto XIV)
« Uno (...) che si chiamò Fresco da Celatico, aveva una sua nepote chiamata per vezzi Cesca »
(Giovanni Boccaccio, Decameron, sesta giornata, ottava novella)
In esempi simili a quelli qui proposti, che illustrano un uso particolare del verbo chiamarsi, la lingua standard prevede infatti l'uso dell'imperfetto (si chiamava). Questo fenomeno, un tempo assai frequente, non è mai stato completamente chiarito.
L'uso: passato remoto e passato prossimo
Per approfondire, vedi la voce imperfetto indicativo.
Si illustra in quanto segue l'uso del passato remoto in relazione al passato prossimo. Per quanto riguarda le questioni inerenti all'imperfetto, si rimanda alla voce dedicata a questa forma verbale.
Passato vicino e passato lontano
La differenza tra queste due forme verbali è sottile e quasi sempre il passato remoto può essere sostituito dal passato prossimo senza il pericolo di produrre enunciati veramente inaccettabili.[1] Non vale necessariamente il discorso contrario, dato che eventi che hanno un rapporto specifico con il presente non possono essere descritti usando il passato remoto. Per questo, l'enunciato
Non mangio niente perché cenai già, non è considerato come accettabile nella grammatica dell'italiano standard: infatti l'effetto dell'azione sta ancora perdurando nel presente, mentre il passato remoto indica in qualche modo una sorta di lontananza dell'evento.
Non sarà mai possibile stabilire una regola generale che stabilisca la quantità di tempo trascorsa per poter definire se l'evento è da considerarsi come "prossimo" o "remoto", dato che ciò dipende dalla distanza psicologicamente percepita. Come ricordano diversi studiosi (vedi Weinrich), in passato diversi grammatici si illudevano che fosse realistico attenersi alla cosiddetta regola delle 24 ore, secondo la quale gli eventi antecedenti a questo lasso di tempo dovevano essere indicati con il passato remoto. In realtà, questa teoria era destinata a fallire.
Tenendo sempre conto del contesto, si preferisce il passato prossimo per eventi considerati in qualche modo ancora attuali. In un altro contesto, il passato remoto può caratterizzare i medesimi eventi in maniera diversa: anche se essi possono avere un qualche riferimento al presente, un tale riferimento non viene in nessun modo indicato (come si può osservare nella seguente coppia di enunciati):
La guerra del golfo è stata un evento che anche oggi fa parlare molto di sé.
La guerra del golfo fu causata da diverse circostanze.
Il nome delle due forme verbali, comunque, continua a suggerire qual è la differenza principale che le caratterizza: mentre il passato prossimo si riferisce piuttosto ad eventi considerati psicologicamente come vicini, il passato remoto è la forma del passato percepito come psicologicamente lontano.
L'opposizione tra vicino e lontanto può peraltro comparire in enunciati in cui vengono usati tutti e due i tempi:
Ieri, il parlamento ha abolito la legge che fece parlare tanto di sé prima della guerra.
Altre differenze tra passato prossimo e remoto
Tra le due forme verbali intercorrono comunque differenze di varia natura; esse vanno ben oltre la distinzione tra vicino e lontano:
Registro: Il passato prossimo è tendenzialmente preferito nella lingua di registro meno controllato, dunque nella lingua parlata e nello scritto meno impegnato stilisticamente. Il passato remoto si incontra più spesso nella lingua scritta che in quella parlata, a meno che il contributo orale non sia accuratamente pianificato e di alto registro.
Fattori storici: Il passato prossimo, nel corso dei secoli, ha finora mostrato una certa tendenza a sostituire il passato remoto, per cui quest'ultimo assume gradualmente connotati, anche negativi, di vetustà o antichità. Nel parlato, soprattutto alla seconda persona, può accadere che lo si usi solamente per scherzare. D'altro canto, l'uso alla prima ed alla terza persona nella lingua scritta di registro sostenuto (articolo giornalistico, lavoro scolastico, lingua parlata ben pianificata) non è mai stato seriamente messo in discussione.
Varietà regionali: Il passato prossimo viene usato più spesso in Italia del Nord, dove accade che il parlante usi il passato prossimo in contesti dove le grammatiche tradizionali prescrivevano l'uso del passato remoto. Nell'Italia del Sud accade spesso il contrario.
Flessibilità: Il passato prossimo è più universale, meno marcato dal punto di vista linguistico e viene generalmente preferito anche per questo.
La molteplicità di differenze tra i due tempi, considerabili sotto diverse prospettive, lascia al parlante un certo margine di scelta.
Preso da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

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